Storia

Moena sintesi storica

origine del nome

Il nome di Moena, la medievale Moyena, sta ad indicare un terreno fertile e ricco di acque; a ciò rinviano sia la tradizione locale, che racconta di un antico lago bonificato col duro lavoro, sia lo stemma comunale ottocentesco, raffigurante un barcaiolo che guida la sua piccola imbarcazione dal buio verso la luce.

Il nome, nella versione antica di Moyena, è documentato per la prima volta nel 1164, anno in cui il Principe Vescovo di Trento vi consacrava una chiesa dedicata a San Vigilio. Per il periodo precedente, in assenza di ritrovamenti archeologici e studi storici, si possono soltanto fare supposizioni. Ritrovamenti sporadici di selci del Mesolitico anche sul territorio moenese fanno supporre una frequentazione legata alla caccia in alta montagna, mentre per l’Età del Ferro si può ipotizzare l’esistenza di almeno un “castelliere” sovrastante il fondovalle paludoso. In questo periodo fioriva la particolare civiltà dei Reti, popolo alpino vinto dai Romani nel 15 a.C. e asservito all’Impero nelle Province della Rezia e del Norico. La lenta romanizzazione delle genti retiche e la successiva diffusione del Cristianesimo portarono alla formazione di una lingua particolare chiamata reto-romanzo o ladino, parlato ancora oggi a Moena come in tutta la Val di Fassa, in Val Gardena e Val Badia, oltre che nel Canton Grigioni in Svizzera.

Dall’epoca della sua comparsa sulla scena storica e fino agli inizi del 1800, Moena fece parte del Principato Vescovile di Trento, istituzione statale tipicamente medievale in cui potere temporale e spirituale si fondevano nella stessa persona. All’interno del Principato le Comunità locali godevano di varie franchigie e si governavano in modo autonomo; l’economia era basata sul godimento collettivo del territorio, in particolare boschi, pascoli e malghe. Moena era “Regola” della Comunità di Fiemme, la sola di queste antiche istituzioni collettive che sia sopravvissuta fino ad oggi.

I primi grandi mutamenti giunsero in Trentino nel 1796 con la prima invasione napoleonica, cui seguì un periodo confuso e turbolento, culminato nella rivolta popolare del 1809, guidata da Andreas Hofer. Dopo il Congresso di Vienna tutto il territorio del Principato Vescovile di Trento venne conglobato nell’Impero d’Austria, come parte della Principesca Contea del Tirolo e Vorarlberg, mantenendo tuttavia buona parte delle sue antiche autonomie e continuando a poter usare l’italiano come lingua anche ufficiale. Per circa un secolo perciò Moena fu austriaca e tirolese.

La prima guerra mondiale segnò uno dei momenti più tragici nella sua storia: gli uomini validi arruolati per combattere sul fronte orientale, il paese stesso è diventato, dopo il maggio 1915, retrovia del fronte con grave pericolo per la stessa popolazione civile; buona parte del territorio distrutto dai combattimenti o dalle installazioni militari. Ancora oggi sono visibili resti di trincee, camminamenti, postazioni e ricoveri.

Nel 1920 Moena, con tutto il Trentino Alto-Adige, venne ufficialmente annessa all’Italia, dopo un periodo di occupazione militare; il Regime Fascista, che non riconosceva le autonomie locali, né le specificità linguistiche dei nostri territori, creò però molto malcontento ed un diffuso senso di rimpianto per il vecchio regime asburgico. Solo dopo la seconda guerra mondiale il Trentino Alto-Adige ottenne lo status di Regione Autonoma, mentre ancora più tardi venne riconosciuta la specificità ladina di Moena e della Valle di Fassa.

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